L'apparato stomatognatico con le sue funzioni di fonazione, masticazione, deglutizione, sbadiglio, sorriso, morso (un tempo arma di difesa/attacco, oggi perlopiù sintomo/abitudine da stress) e, in maniera complementare, respirazione, è integrato in maniera importante col sistema tonico posturale. E' infatti ormai accertato scientificamente che errori occlusali (malocclusioni) e/o disfunzioni stomatognatiche possono determinare disfunzioni (disturbi) cranio cervico mandibolari (DCCM) in grado, a loro volta, di generare squilibri posturali, più o meno gravi, con varie problematiche e sofferenze derivanti.
I più importanti argomenti a sostegno dell'ipotesi dell'esistenza di un sistema cranio-vertebrale sono:
- Le tappe del lungo percorso filogenetico dell'uomo sembrano riprodursi a grande velocità nei primi anni di vita dei bambini. Ai cambiamenti della morfologia del cranio e della faccia corrisponde un cambiamento parallelo della colonna vertebrale (così come accade per il piede) e quindi della postura. Deglutizione, masticazione, equilibrio occlusale, estero-propriocezione del piede e quindi postura giungono contemporaneamente a completa maturazione a circa 6 anni, infatti, con la comparsa dei primi molari.
- L'apparato stomatognatico, al pari del piede, rappresenta un punto di unione tra le catene muscolari anteriori e posteriori all'interno del sistema miofasciale. Da sottolineare il ruolo da "perno" strutturale e funzionale svolto dall'osso ioide.
- L'ampiezza dell'area corticale riservata a faccia, lingua e relative funzioni, come si evidenzia dall'nomunculus (più del 50% dell'area dell'omuncolo motorio e sensorio è rappresentata dai piedi e dall'apparato stomatognatico), e la presenza dell'innervazione più diversificata, composta da 5 nervi cranici (trigemino, facciale o faciale, accessorio del vago, ipoglosso e glossofaringeo).
Cranio, mandibola, dentizione, lingua e colonna cervicale formano in realtà un'unità funzionale inscindibile e come tale va esaminata. A sua volta tale unità è indissolubilmente legata all'intera postura. Occorre quindi tener presente che qualunque intervento riguardante la bocca potrà avere influenze sull'intero corpo. La relazione tra occlusione ed extrastomatognatico viaggia nei due sensi passando per tre crocevia: tratto cervicale, mandibola e osso ioide che è, a sua volta, strettamente connesso alla lingua. Tutto ciò che avviene nella bocca si ripercuote, attraverso le articolazioni temporo-mandibolari, sul tratto cervicale interessando così il cingolo scapolare, la colonna vertebrale fino ai piedi e viceversa.
Qualunque sia lo squilibrio posturale esso porterà tensioni in vari distretti corporei in maniera circolare (dal basso verso l'alto e vicevera) coinvolgendo comunque sempre la bocca e il piede (il retropiede in modo particolare).
Per comprendere meglio la correlazione biomeccanica tra postura e occlusione è importante ricordare che i muscoli striati del corpo possono mutare la loro azione a seconda del capo che risulta fisso per la stabilizzazione dei segmenti ossei su cui si inserisce. Tutta la fisiologia del movimento mandibolare si basa su questo concetto fondamentale: i muscoli che prendono inserzione sulla mandibola si muovono partendo da due possibili punti fissi, il cranio e l'osso ioide.
In presenza di corretto allineamento posturale, avremo una stabilizzazione della testa sulla cervicale, grazie all'armonica funzione dei muscoli estensori (spleni, muscoli lungo del capo e del collo, semispinali, muscoli retti e obliqui del capo o suboccipitali, muscoli del dorso) e flessori (sterno-cleido-mastoideo, scaleni) del tratto cervicale e dell'osso ioide (muscoli sopraioidei e sottoioidei). In tale situazione, i muscoli temporali, masseteri e pterigoidei interni contraendosi elevano la mandibola, prendendo come punto fisso il cranio, mentre la contrazione dei muscoli sopraioidei abbassa la mandibola (punto fisso sul complesso faringe-ioide-rachide); solo in estrema apertura della bocca si ha un leggera estensione del capo sul collo.
E' facile intuire che, di conseguenza, in caso di postura scorretta, in cui ad esempio è presente un'anteriorizzazione della testa (con rettilinizzazione cervicale), avremo uno scompenso di tono muscolare di base fra i muscoli anteriori e posteriori del collo (e quindi delle rispettive catene muscolari) a cui spesso si aggiunge un'abitudine al serramento mandibolare (da stress), che andrà a incidere, in modo particolare, a livello dell'articolazione atlanto-occipitale e dell'apparato stomatognatico.
Occorre altresì ricordare che la testa, con i suoi 4-6 kg in un adulto, rappresenta l'estremità corporea più pesante (da un'altezza superiore a 6 m si rischia fortemente di atterrare a testa in giù). L'unità cranio-cervico-mandibolare non può che possedere un sistema propriocettivo di altissima efficienza e sensibilità data l'enorme importanza per la sopravvivenza e la salute degli organi e strutture in essa contenuti. Pertanto un suo scorretto allineamento, su qualunque piano, causato da problematiche stomatognatiche e/o extrastomatognatiche (primarie o secondarie), determinerà inevitabilmente compensazioni posturali generali sia meccaniche che riflesse.
La mandibola, principale osso mobile dell'apparato stomatognatico, è connessa meccanicamente al cranio attraverso due articolazioni simmetriche, articolazioni temporo-mandibolari (ATM), dotate di grande libertà di movimento. Esse, data l'incogruenza delle superfici articolari, presentano un cuscinetto articolare (disco fibro-cartilagineo), il menisco, che svolge funzione di ammortizzamento, lubrificazione e scorrimento. Infatti i condili mandibolari (teste articolari dei rami mandibolari) non solo ruotano su stessi, all'interno delle cavità o fosse glenoidee (aprendo la bocca per circa 20-25 mm), ma possono anche scorrere in avanti per permettere una maggiore apertura della bocca, consentendo così il pieno espletamento meccanico delle funzioni dell'apparato stomatognatico. Le articolazioni temporo-mandibolari costituiscono due strutture anatomiche funzionalmente inseparabili e in stretta relazione con un sistema complesso e interconneso di legamenti, ossa, muscoli, nervi e vasi sanguinei. Esse, infatti, fanno parte di quella catena dinamico-funzionale dell'attività stomatognatica in cui rientrano le strutture scheletriche mandibolari e mascellari con l'osso ioide e il complesso faringeo, le guance, i denti e il paradonto, la lingua, il sistema legamentoso e neuro-muscolare, nonché i sistemi vascolare e linfatico.
Le articolazioni temporomandibolari (ATM) umane sommano insieme le caratteristiche dinamico-morfo-funzionali delle specie carnivore ed erbivore. Gli animali carnivori hanno un'articolazione a cerniera preposta ai movimenti di apertura e chiusura, cioè ad azioni di forza esclusivamente verticale. Negli erbivori, al contrario, sono sviluppati principalmente i movimenti di lateralità. Le ATM dei primati, e quelle umane in particolare, presentano una morfologia che è la risultante degli effetti dei movimenti di apertura a cerniera, di protrusione-retrusione e di lateralità destra-sinistra, nonché del movimento di circumduzione, risultante dalla loro somma e combinazione. Tutti questi movimenti sono possibili grazie a una serie di muscoli appartenenti al cranio e al collo (muscoli masticatori).
I movimenti mandibolari sul piano sagittale, che vengono effettuati tramite i muscoli masticatori, sono quattro: apertura (muscoli pterigoideo esterno o laterale e sopraioidei), chiusura, protrusione (scivolamento anteriore, muscoli pterigoideo interno o mediale ed esterno o laterale) e retrusione (scivolamento posteriore, muscoli temporale e digastrico). Questi movimenti risultano fisiologicamente inscindibili e, in condizioni di normalità, analizzando lo spostamento di un punto incisivo inferiore, si succedono secondo il caratteristico schema di Posselt.
Nel movimento di apertura della mandibola, il passaggio dalla corretta occlusione (occlusione centrica) alla posizione di riposo avviene per rotazione di circa 2 gradi attorno all'asse bicondilare (orizzontale). Successivamente i condili ruotano ulteriormente anteriormente fino a circa 10-12 gradi "a cerniera" (in questa fase infatti il movimento traslatorio è minimo, circa 1-2 mm) consentendo un'apertura di 20-25 mm tra i margini dei denti incisivi delle due arcate (un'apertura fisiologica è quindi superiore ai 2-2,5 cm che è l'ampiezza data dalla sola rotazione dei condili mandibolari nelle fosse glenoidee). L'ulteriore abbassamento mandibolare avviene per traslazione anteriore e inferiore (protusione) dei condili e del disco articolare (spostamenti sull'asse sagittale e verticale), lungo il cosiddetto tragitto condilare, fino al tubercolo articolare dell'osso temporale, il cui apice viene quasi raggiunto tramite un ulteriore movimento antero-rotatorio del condilo; lo spazio di massima apertura fra incisivi superiori e inferiori è di circa 5-6 cm.
Il movimento di chiusura mandibolare, partendo dalla posizione di massima apertura, inizia con una rotazione posteriore del condilo, col disco articolare che resta fermo anteriormente, e prosegue con un movimento combinato di retro-rotazione e traslazione posteriore-superiore (retrusione) dei condili e dei dischi articolari che rientrano in sede (cavità glenoidea dell'osso temporale). Il movimento di chiusura risulta quindi posteriore rispetto a quello di apertura.
I movimenti di retrusione, protrusione (e di lateralità) fisiologici hanno un valore pari ca. 1/4 dei movimenti di apertura della bocca. La massima traslazione dei condili in protrusione coincide con quella della massima apertura mandibolare (gli incisivi inferiori oltrepassano anteriormente i superiori di 7-10 mm).
I movimenti di lateralità della mandibola (detti anche abduzione-adduzione) avvengono normalmente durante la masticazione, in particolare, degli alimenti di origine vegetale. In tali azioni rientra il ruolo dei muscoli pterigoideo laterale e mediale. Come per i movimenti protrusivi, anche quelli di lateralità sono considerati fisiologici quando il loro valore corrisponde a circa 1/4 del valore di apertura della bocca. Il limite massimo di traslazione laterale della mandibola in occlusione abituale, considerato fisiologico, è pari (più frequentemente la traslazione della mandibola è verso sinistra).
Negli spostamenti laterali mandibolari i due condili si comportano in maniera diversa l'una dall'altro. Il condilo omolaterale (dello stesso lato) allo spotamento ruota intorno all'asse verticale spostandosi lateralmente e posteriormente (condilo ruotante). L'altro condilo (condilo orbitante) subisce uno spostamento anteriore e mediale (interno) fino al tubercolo articolare dell'osso temporale. I denti canini (chiave canina) controllano la lateralità in bocca, così come i molari (chiave molare) gestiscono la verticalità
La mandibola si trova in condizione di riposo quando esiste uno spazio libero interocclusale posteriore (denti non a contatto, 1-3 mm di distanza tra i premolari inferiori e superiori), il sigillo anteriore è in normotono (labbra chiuse senza sforzo), la lingua è spontaneamente appoggiata sul palato (con la punta appoggiata sulla papilla retroincisiva e con la parte anteriore del suo dorso sul palato duro) e vi è una regolare respirazione del naso.
La verticalità in bocca o dimensione verticale (apertura boccale a riposo) è determinata dai denti molari (chiave molare), così come per il piede, la verticalità, è regolata dal retropiede.
La relazione centrica funzionale esprime la centratura dei condili mandibolari rispetto alle relative fosse condilari in condizioni di riposo fisiologico mandibolare e in ortostatismo (posizione eretta) abituale. Tale condizione è attuabile solo in condizioni di postura fisiologica del capo e del collo (non si può cioè mettere una mandibola in centrica rispetto al cranio senza posizionare contemporaneamente in centrica anche il cranio rispetto al tratto cervicale e quindi normalizzare la postura). La ricerca della relazione centrica funzionale deve rappresentare al priorità assoluta in ortodonzia e gnatologia. Mirare al riprisitino delle funzioni è infatti probabilmente l'atto terapeutico più importante, secondo il principio che è la funzione che governa e plasma la struttura. In altre parole una normalizzazione strutturale locale non deve esser fine a se stessa ma possedere l'obiettivo finale di un riequilibrio/miglioramento funzionale che, in questo caso, dalla bocca si amplifichi a tutta la postura.
Si passa da una relazione centrica funzionale a una occlusione centrica quando l'occlusione abituale avviene con la mandibola in equilibrio rispetto alle fosse glenoidee (equilibrio dei condili) ossia i denti intercuspidano tutti contemporaneamente in maniera corretta.
Una corretta occlusione (occlusione centrica), ovvero un corretto piano occlusale o combaciamento dentario (modo in cui le arcate dentarie vengono e rimangono in contatto fra di loro), risponde, nella posizione di massima intercuspidazione (ICP), ai seguenti tre parametri di base:
- i denti superiori si collocano all'esterno degli inferiori, di circa mezzo dente per quanto riguarda i molari e i premolari;
- i denti superiori frontali (incisivi) coprono gli inferiori per circa 1/3 della loro altezza;
- i primi molari permanenti (che rappresentano la chiave dell'occlusione) inferiori sono anteriori di mezza cuspide rispetto ai superiori pertanto tutti i denti, siano essi superiori che inferiori, ad eccezione dei due incisivi centrali inferiori e degli ultimi molari superiori che articolano con un solo antagonista, toccano due denti antagonisti, ossia della arcata opposta, intercuspidandosi in maniera stabile.
La posizione di massima intercuspidazione, se idonea, è molto stabile e viene spesso raggiunta a fine ciclo masticatorio e durante la deglutizione.
L'intercuspidazione e la dimensione verticale determinano pertanto la posizione mandibolare e quindi dei condili dell'articolazione temporo-mandibolare.
Gli schemi di chiusura mandibolare vengono memorizzati dal sistema nervoso, quali engrammi, se ripetuti frequentemente come avviene nella deglutizione. Durante la crescita i contatti interdentari svolgono pertanto un ruolo morfogenetico di importanza primaria comportando l'insorgenza di stimoli propriocettivi che raggiungendo il mesencefalo sono in grado di influenzare l'attività masticatoria.
Un'occlusione ottimale è associata a un'azione dei muscoli masticatori armonica e necessitante il minimo sforzo muscolare. Al contrario, un'occlusione alterata (malocclusione) richiede sforzi muscolari addizionali di stabilizzazione.
Tutte le volte che la situazione di occlusione centrica non viene riscontrata ci troveremo di fronte a maloclussioni ovvero ad anomale relazioni di contatto tra i denti che generano traslazioni mandibolari sul piano sagittale e/o sul piano trasversale. In generale le alterazioni scheletriche bilaterali simmetriche si evidenziano sul profilo ovvero sul piano sagittale, mentre quelle asimmetriche si esprimono sul piano trasversale come torsione mandibola-cranio.
Quando vi è un'asimmetria strutturale e/o funzionale, qualunque siano le cause, dalla posizione di riposo si passa a un'occlusione abituale tramite un iniziale precontatto, su 1 o 2 denti (precontatti dentari o occlusali), che, a causa dell'instabilità di tale situazione, determina un successivo spostamento mandibolare laterale e/o anteriore o posteriore tale da consentire la chiusura occlusale in posizione di massima intercuspidazione (PIM) e quindi di minima dimensione verticale, ossia di massima stabilità. Il primo effetto è una dislocazione mandibolare con conseguente perdita del rapporto di equilibrio ottimale fosse-condili a cui segue un disequilibrio cranio-cervico-mandibolare che influenza, in di versi gradi, tutta la postura. Inoltre, in conseguenza a ciò, il cavo orale varia, infatti, occorre tener presente che il palato si deforma rapidamente (una protesi non messa correttamente o non utilizzata con regolarità può risultare, già dopo 3-4 giorni, non più idonea a causa della modificazione del palato) e, in linea generale, l'emipalato opposto alla deviazione laterale mandibolare risulta contratto, ridotto in larghezza e più profondo. La lingua, dovendosi adattare al nuovo spazio a sua disposizione, si torce seguita dall'osso ioide provocando potenzialmente, anche in questo caso, una variazione posturale di compenso. La cartilagine nasale devia lateralmente insieme alla mandibola (la fossa nasale omolaterale allo spostamento risulta più ampia) e, in generale, l'emi-viso omolaterale alla latero-deviazione mandibolare risulta più contratto col relativo occhio leggermente socchiuso.
Rapporti occlusali antero-posteriori (lungo l'asse sagittale) e/o verticali (lungo l'asse verticale) sbilanciati sono in grado di alterare la flesso-estensione atlanto occipitale, la postura linguale, la competenza labiale e quindi l'intera postura, come sempre, in maniera difficilmente prevedibile a priori. Infatti così come iperestendendo il collo si ha una retrusione mandibolare passiva (come se un elastico la trazionasse posteriormente), con alterazione della postura linguale a riposo e in deglutizione con perdita di efficienza del sigillo labiale (labbro inferiore retruso), prevalenza del tono muscolare posteriore (catena miofasciale posteriore), estensione dell'occipite rispetto all'atlante (la testa "si apre" sul collo con tratto cervicale in rettilizzazione e concentrazione dell'iperlordosi nel segmento atlante-occipite), lo stesso effetto si può avere tramite un intervento/problematica occlusale tendente a posteriorizzare la mandibola o diminuire la dimensione verticale su entrambe le emiarcate laterali. Occorre sempre considerare le possibili reazioni individuali a determinati imput, dapprima volontarie e poi col tempo trasformate in meccanismi inconsci automatici (engrammi), che rendono possibile risultati anche opposti fra loro in individui diversi.
Nella definizione della classe scheletrica occorrerebbe sempre valutare, oltre al rapporto mascella-mandibola, la curva del tratto cervicale (in particolare la cerniera atlanto occipitale), la postura linguale tramite il sigillo labiale, nonchè la postura generale del soggetto; il tutto non solo dal punto di vista strutturale ma anche (e soprattutto) funzionale.
La I classe scheletrica, che definisce la normalità fisiologica, corrisponde a: testa "in centrica" rispetto al tratto cervicale, mandibola "in centrica" rispetto al cranio, lingua "in centrica" sul palato, unita cranio-cervico-mandibolare in "centrica" rispetto al corretto baricentro corporeo (postura generale fisiologica). Queste tre "relazioni centriche" essendo interdipendenti vanno ricercate e valutate contemporaneamente. Essendo esse inoltre, a loro volta, strettamente dipendenti dalla postura in generale, risulta evidente la necessità di un completo esame posturale.
La II classe basale definisce classicamente una retrusione della mandibola rispetto alla mascella (corrispondente a dislocazione posteriore alta dei condili rispetto alle fosse temporali con conseguenti traiettorie condilari più ripide), sigillo labiale inefficiente (in quanto il labbro inferiore risulta posteriorizzato rispetto al superiore), possibile alterazione della postura linguale a a riposo e in deglutizione.
Nella III classe avremo: protrusione della mandibola rispetto al mascella (condili in posizione anteriore e inferiore e quindi traiettorie condilari più dolci), incompetenza del sigillo labiale in quanto, in questo caso, il labbro inferiore risulta anteriorizzato rispetto al superiore, possibile alterazione della postura e funzione linguale.
Le malocclusioni si classificano generalmente in:
- Morso profondo o sovramorso (overbite): gli incisivi superiori coprono molto quelli inferiori, a volte completamente. Se gli incisivi superiori sono flessi anteriormente creando così uno spazio trasversale eccessivo tra loro e gli incisivi inferiori (overjet), questa situazione fa perdere la chiusura delle labbra (sigillo labiale) e obbliga la lingua ad un lavoro anomalo a ogni deglutizione di saliva. Questa malocclusione viene classicamente definita di II classe, I divisione.
Se gli incisivi superiori sono piegati posteriormente, ciò può condizionare i movimenti della mandibola costringendola a stare più indietro (classicamente definita come malocclusione di II classe, II divisione).
- Morso inverso (overjet negativo, crossbite): si riscontra nelle classiche malocclusioni di III classe. In questo caso esiste uno spazio trasversale tra incisivi superiori e inferiori a causa di protrusione della mandibola (per cui gli incisi inferiori risultano anteriori ai superiori). Anche qui risulta compremesso il sigillo labiale e la normale funzione di deglutizione e masticazione.
- Morso aperto: è presente molto spazio verticale (dimensione verticale) fra i denti anteriori superiori e inferiori. Oltre al fatto di perdere il sigillo delle labbra, in questi casi si instaura anche una deglutizione, detta infantile, con la lingua che spinge violentemente fra le due arcate, probabilmente per cercare di ottenere quella chiusura che permetta una depressione utile alla deglutizione.
- Morso incrociato: i denti di un lato o di entrambi i lati combaciano in modo inverso rispetto alla norma. Il morso incrociato monolaterale è quasi sempre accompagnato da spostamento laterale di mandibola e mento verso il lato opposto all'incrocio. In tali casi è comune il sovraccarico della articolazione dello stesso lato della deviazione e una contrattura muscolare asimmetrica.
Nel morso incrociato bilaterale la simmetria può essere conservata ma l'occlusione "a forbice" limita i movimenti funzionali della mandibola causando lo spasmo (contrazione) dei muscoli facciali.
- Affollamento dentale: è causato dalla differenza tra spazio esistente e dimensione dentale. Si ha così intrinseca instabilità di combaciamento, disfunzione dentale specifica.
In queste condizioni è facile che si possa instaurare un bruxismo e un sovraccarico delle articolazioni mandibolari (muscoli masticatori molto contratti).
- Occlusione testa a testa: la mancanza di contatto "dente con due denti" determina una instabilità di appoggio dentale. Si ha così frequentemente una sensazione di incertezza di combaciamento con la lingua che cerca di compensare il problema incuneandosi e fungendo da "cuscinetto". Per questo motivo i bordi della lingua sono frastagliati e presentano lo stampo dei denti. La deglutizione è anomala e lo stato dei muscoli facciali è pesantemente alterato e contratto.
- Morso edentulo (estrusione dentale) se mancano da molto tempo i denti di un'arcata, gli antagonisti, non combaciando con niente, tendono normalmente a crescere incuneandosi parzialmente nello spazio esistente (estrusione dentale con incastro). In queste condizioni i movimenti funzionali di masticazione della mandibola sono fortemente limitati e si determina una contrazione muscolare anomala che funge da freno alla mandibola in modo da evitarle l'urto contro i denti adiacenti. I muscoli facciali sono particolarmente contratti ed affaticati.
Nel caso in cui i denti antagonisti crescono fino a chiudere tutto lo spazio esistente, incuenando totalmente arrivando così anche a toccare la gengiva dell'altra arcata, essi impediscono del tutto l'appoggio masticatorio posteriore, vero e proprio puntello di sostegno delle articolazioni temporo-mandibolari. In tale situazione, la diminuita dimensione verticale che ne risulta determina anche una compressione del menisco articolare omolaterale (dello stesso lato disfunzionale) con conseguente usura precoce e dislocazione (spostamento). I muscoli facciali omolaterali risultano generalmente particolarmente contratti e affaticati.
Evidentemente le malocclusioni possono derivare anche da anomalie strutturali ossee come, ad esempio, in caso di masticazione monolaterale infantile che, di conseguenza, comporta uno sviluppo asimmetrico degli ossi mascellari (dismorfosi) con maggior sviluppo dell'osso mascellare dello stesso lato della masticazione e conseguente traslazione laterale opposta della mandibola. Anomalie nello sviluppo anatomico della cavità orale, delle ossa mascellari e di conseguenza del cranio possono derivare anche da un disarmonico utilizzo della lingua, loro naturale conformatore morfo-funzionale, nella prima infanzia in particolare.
I "click", gli "squash", i rumori di sfregamento, i blocchi e/o le deviazioni laterali della mandibola in apertura o in chiusura, sono tutte espressioni di alterazioni delle articolazioni temporo-mandibolari, in modo specifico, a livello del menisco che si trova così ad "inciampare" durante lo svolgimento della sua funzione.
Le cause più dirette di tale disfunzione sono quasi sempre le malocclusioni (anche se l'origine vera del problema è di norma più generale ovvero posturale e/o sistemica) e l'effetto più frequente è la dislocazione anteriore del menisco articolare. Tale spiazzamento in avanti del menisco può provocare comunemente due tipi di alterazioni:
1. Il menisco limita lo scorrimento in avanti del condilo (testa articolare della mandibola) non riuscendo a scivolare posteriormente durante il movimento di apertura della bocca. Se il problema è bilaterale si avrà una limitazione di apertura della bocca accompagnata frequentemente da dolore quando si arriva al suo limite. Se invece il blocco riguarda una sola articolazione, la bocca presenterà un deviazione omolaterale (dello stesso lato) in apertura.
2. Il menisco inizialmente frena il movimento condilare fino a un punto in cui riesce, in maniera repentina, a rientrare nello spazio articolare sbloccando il movimento articolare. L'effetto sarà un'iniziale deviazione omolaterale (dallo stesso lato del blocco meniscale) della bocca, a causa dell'azione limitante del menisco, e successivamente un "click" di sblocco della mandibola, provocato dallo "scatto" posteriore del menisco, e suo riallineamento (dopo aver superato l'ostacolo). In genere è più raro sentire in click in chiusura, in quanto la pressione che agisce a livello condilare è inferiore.
Si tratta di situazioni che, se non adeguatamente affrontate, tendono a degenerare (l'articolazione ipomobile peggiorando costringerà l'altra a diventare sempre più ipermobile causando instabiltà mandibolare crescente). Inoltre, l'aumento della contrazione della muscolatura masticatoria, ad esempio in periodi di stress intenso, può peggiorare la problematica sino a provocare reali blocchi articolari oltre a dolori e patologie di vario genere.
Si stima che almeno il 70% della popolazione soffra di disfunzioni dell'apparato stomatognatico (non sono rari i casi di artrosi delle articolazioni temporo-mandibolari già a 12 anni). Dato il peso sia ponderale che fisiologico dell'unità cranio-cervico-mandibolare, altrettanto chiaro risulta come tali disfunzioni possono essere implicate in patologie di origine posturale sia muscolo-scheletriche che organiche, sia discendenti (originanti dall'apparato stomatognatico) sia ascendenti (che originano dai piedi), come più spesso accade, miste; appoggio podalico e appoggio occlusale rappresentano due fattori di enorme influenza del posizionamento del bacino, quest'ultimo fattore critico riguardo la più importante funzione dell'organismo ossia il moto specifico (deambulazione).
E' evidente che una malocclusione incide direttamente su tutti i muscoli masticatori, alcuni dei quali possono andare incontro ad un marcato aumento del tono muscolare (ipertono) con comparsa di indolenzimenti, dolori, disfunzioni stomatognatiche, alterazioni posturali ecc. Le torsioni cranio-mandibolari, in particolare, possono interferire sulla fisiologica funzionalità dei recettori visivi, uditivi e vestibolari. I muscoli del viso e del collo, coinvolti in continue tensioni per tenere la testa e la mandibola in particolari posizioni non fisiologiche, possono scatenare vari meccanismi patologici. Occorre tener presente che la zona dell'articolazione temporomandibolare è ricca di vasi sanguigni e nervi e pertanto altamente algogena. In particolare è da sottolineare la presenza, anteriormente alla cavità glenoidea (presso l'apice della piramide dell'osso temporale), del ganglio semilunare del nervo trigemino (ganglio di Gasser) radice sensitiva dello stesso nervo (V nervo cranico principalmente sensitivo) i cui nuclei interessano fino alla II-III vertebra cervicale.
Vi è una stretta correlazione coi muscoli sternocleidomastoideo e trapezio presentando questi un'innervazione cranica (XI nervo cranico o nervo accessorio spinale), la cui irritazione è in grado di irradiare dolori in diversi distretti del capo. Gli stessi muscoli oculomotori, oltre che con i muscoli oculari intrinseci e delle palpebre, funzionano in stretta sinergia con i muscoli facciali e del collo.
Il muscolo piccolo retto inferiore è un piccolo muscolo della zona suboccipitale che si inserisce tra prima vertebra cervicale (atlante) e la base del cranio a stretto contatto con la dura madre. Il muscolo piccolo retto posteriore è parte attiva della catena dei muscoli deputati alla postura del capo sul collo e la sua contrazione funge da "spina irritativa" a livello endocranico in grado di innescare cefalee, anche di tipo simile all'emicrania, e problemi di equilibrio.
L'80% dei pazienti con disfunzioni del sistema cranio-mandibolo-vertebrale presenta infatti problemi di equilibrio. Occorre a tal proposito considerare che le ossa temporali costituiscono il supporto osseo degli organi vestibolari; un ipertono dei muscoli massetere, sternocleidomastiodeo e del ventre posteriore del digastrico possono contribuire a una controrotazione delle ossa stesse e quindi degli organi vestibolari così che le informazioni posturali trasmesse diventano incomprensibili al sistema tonico posturale (sistema dell'equilibrio) a causa del loro scoordinamento.
Nausee, acufeni, secchezza e arrossamento occhi e gola, problemi respiratori, fibromialgie sono ulteriori sintomatologie provocate da alterazioni stomatognatiche.
La soluzione più opportuna e completa a tali problematiche risulta senz'altro essere un programma di rieducazione posturale che preveda anche una specifica rieducazione gnatologica che include in genere, oltre che alla fisioterapia, l'applicazione dell'apposito bite e, nei casi più importanti, dell'ortodonzia.
Riguardo le articolazioni temporo-mandibolari, in taluni casi (in special modo in presenza di aderenze) può risultare utile l'artrocentesi (ossia il lavaggio dell'ATM) mentre, come al solito, la chirurgia va applicata sono nei casi estremi (4% dei casi mediamente) ovvero: grave artrosi, anchilosi (blocco del movimento condilare quasi totale) e fratture.
Risulta quindi chiaro come l'apparato stomatognatico abbia un ruolo di primaria importanza in posturologia oltre che per la salute generale dell'organismo.
|
I denti, organi della masticazione, sono fissati negli alveoli della mandibola e delle ossa mascellari, in modo da formare le due arcate dentarie. Nell’uomo si susseguono due generazioni di denti successive: la dentizione decidua o da latte, che inizia intorno al 6° mese e si completa entro il 3° anno con la comparsa di 20 denti, e la dentizione definitiva o permanente che inizia intorno al 6° anno per proseguire fino al 17°-24° e oltre, con la comparsa dei terzi molari o "denti del giudizio". Nella dentizione decidua sono presenti per ogni emiarcata 5 denti: 2 incisivi, 1 canino, 2 molari. I denti permanenti sono inivece 8 per ogni emicarcata: 2 incisivi, 1 canino, 2 premolari e 3 molari, per un totael di 32 denti.
Il dente è costituito da un particolare tessuto osseo compatto non lamellare, la dentina (simile all'osso ma più resistente, è permeata da una rete di tubuli dove è presente liquido extracellulare e processi citoplasmatici degli odontoblasti). Ogni dente è composto da una parte infissa nell’alveolo (concavità ossea che circonda il dente), la radice, ricoperta dal cemento (simile all'osso compatto, è privo di vasi e nervi), e una parte sporgente e visibile, la corona coperta dallo smalto (tessuto costituito per il 96-98% di materiale inorganico, privo di terminazioni nervose e vasi, si comporta, dal punto di vista fisico, come membrana permeabile a sostanze organiche di baso peso molecolare). La zona di giunzione fra smalto e cemento, il colletto, è ricoperto dalla mucosa gengivale (gengiva). All’interno del dente c’è una cavità ripiena di tessuto connettivo riccamente vascolarizzato e con terminazioni del nervo trigemino (V nervo cranico), la polpa dentaria. Le radici sono singole negli incisivi, nei canini e nei premolari inferiori, mentre sono doppie o triple nei premolari superiori e nei molari. La radice è tenuta legata alla parete dell’alveolo da un particolare tessuto connettivo, il periodonto o legamento periodontale (parodonto o paradonzio o paradenzio). Anatomicamente il fissaggio del dente nell'alveolo è considerato un'articolazione, definita gonfosi, caratterizzata da minimi spostamenti. Le fibre del legamento priodontale si inseriscono sul cemento della radice e sul periostio dell'osso alveolare estendosi fino alla gengiva. Il legamento periodontale è inoltre ricco di vasi sanguigni e contribuisce quindi in modo determimante alla vitalità del dente.
La caratteristica principale dei denti, all'inizio del loro sviluppo filogenetico, era l'uniformità dimensionale e/o morfologica (omodontismo, conodontismo).
Con la comparsa della locomozione quadrupedale si verifica la differenziazione degli elementi dentali, ed in seguito compaiono anche le curve di compenso (di Spee e di Wilson).
Solo con l'avvento stabile della locomozione bipede eretta, si sviluppa il piano occlusale elicoidale, con la differenziazione definitiva morfologica e funzionale degli elementi dentali. La conformazione occlusale elicoidale che ci caratterizza si pone dunque al vertice di una evoluzione neuro-bio-meccanica durata milioni di anni e legata in modo particolare, non solo all'alimentazione e alle necessità dietetiche, ma anche alle modificazioni posturali.
Risulta chiaro che lo sviluppo della dentatura e delle strutture osteo-artro-muscolari dell'apparato stomatognatico sono direttamente correlati all'azione della forza di gravità in relazione ai diversi segmenti corporei (testa, collo, tronco), e quindi alle modificazioni degli atteggiamenti posturali. Ciò che colpisce in questo genere di studi è infatti la consonanza tra le modificazioni della forma dei denti e delle arcate dentarie e lo sviluppo degli schemi posturo-motori. A circa 1 anno, quando il bimbo passa dalla postura quadrupede a quella bipede, presenta già gli incisivi inferiori e superiori. Ciò consente una stabilità mandibolare (come una sedia a 3 piedi, 2 formati dalle ATM e 1 dagli inicisivi). A questo punto il bambino comincia a creare la sua postura (che diviene stabile a circa 6 anni, con la fisiologica formazione e strutturazione delle curve vertebrali, grazie alla maturazione estero-propriocettiva del piede) e il piano occlusale cresce adattandosi ad essa. E' quindi evidente che se la postura presenta delle alterazioni (come avviene nella maggioranza dei casi a ausa della crescita sul terreno piano) anche il piano occlusale, di conseguenza, non potrà essere allineato (essendo compensativo della iperlordosi primaria). Se si riallinea il piano occlusale non intervendo prima a riallineare prima la postura si rischia di alterare ulteriormente le curve spinali.
Nessuna altra parte dell'organismo è fornita di fibre nervose, sia motorie che sensitive, come la lingua. Ciò consente una motilità molto fine, indispensabile per la fonazione. La grande sensibilità della lingua alle sollecitazioni meccaniche e termiche le consente di valutare in maniera precisa la consistenza e il grado di riscaldamento del cibo. La muscolatura linguale si compone da 17 muscoli, intrinseci ed estrinseci, con praticamente una sola inserzione e tutti innervati dal 12° nervo cranico ipoglosso. Il più importante dei muscoli estrinseci è il genioglosso che, irradiandosi dall'osso ioide lungo tutta la lingua, ne sposta in avanti la radice facendola muovere a destra e sinistra. I muscoli intrinseci, invece, conferiscono alla lingua un'eccezionale deformabilità. A confronto con la straordinaria sensibilità e motilità, il senso del gusto sembra poco sviluppato nella lingua. Infatti esso distingue solo tra dolce (sull'apice), acido, salato e amaro (sui margini e sulla radice). E' grazie alla combinazione col ben più sviluppato senso dell'olfatto che facciamo esperienza di ciò che assaporiamo. Questo spiega perchè quando si ha il raffreddore, tutto sembra insapore.
Secondo il "principio di conformazione" si evince che un "conformatore organo-funzionale" è costituito dal mezzo e dalla relativa funzione e determina, tramite la propria espansione, l'accrescimento osteo-membranoso. La lingua, assieme al piede, è uno dei conformatori organo-funzionale che rivestono maggiore importanza. Essa infatti svolge un ruolo determinante nel modellamento della volta palatina, dei processi alveolari, delle curve di Spee e Wilson. Essa, in altre parole, è un organo che influenza direttamente la crescita mandibolare, mascellare e la morfogenesi delle arcate dentarie. La lingua è inoltre la struttura cardine della deglutizione.
Le tre principali funzioni della lingua sono quindi deglutizione, fonazione e, durante l'età neonatale e infantile fino a sviluppo ultimato, rimodellamento sulle ossa del cranio e della faccia. A circa 6 anni, infatti, con la comparsa dei primi molari, deglutizione, masticazione, equilibrio occlusale, estero-propriocezione del piede e postura giungono contemporaneamente a completa maturazione. La lingua inoltre partecipa alla respirazione e alla masticazione.
Anatomicamente la lingua è un organo muscolare sostenuto da uno scheletro osteo-fibroso che si inserisce sull'osso ioide. Oltre che con l'osso ioide, dal quale è inscindibile, essa è in rapporto di contiguità con palato, velo palatino, denti e labbra, tramite stretti rapporti miofasciali che la rendono sensibile alle loro modificazioni.
Lo stato di riposo fisiologico della lingua è inscindibilmente legato allo stato riposo fisiologico mandibolare.
Risulta chiaro che non si può rieducare la lingua a meno che non si ricrei lo spazio idoneo a esservi contenuta; occorre cioè ricreare una postura migliore.
La masticazione è il complesso meccanisimo neuro-osteo-artro-muscolare della bocca che consente la preparazione e l'inizio della digestione degli alimenti solidi.
La masticazione umana presenta sia le caratteristiche degli animali carnivori (masticazione con movimenti di apertura e chiusura con cioè azione di forza esclusivamente verticale) che degli erbivori (masticazione con predominaza di movimenti di lateralità). Le articolazioni temporomandibolari (ATM) umane sommano insieme le caratteristiche dinamico-morfo-funzionali delle specie carnivore ed erbivore. L'apparato stomatognatico dell'uomo, e in particolare le articolazioni temporo-mandibolari (ATM), presentano una morfologia risultante dagli effetti dei movimenti di apertura a cerniera, di protrusione-retrusione e di lateralità destra-sinistra, nonché del movimento di circumduzione, che li somma tutti.
L'atto masticatorio, pur con notevoli variazioni ndividuali, presenta alcune caratteristiche comuni. Il grado di apertura mandibolare massimo varia notevolmente circa 0,8-2,2 cm ed è di norma massimo all'inizio dell'atto per poi progressivamente diminuire. Il massimo spostamento laterale è circa 0,8 cm ed è maggiore nel lato della masticazione - mentre può essere del tutto assente nel lato opposto (lato di bilanciamento) - e aumenta con la durezza del cibo, diminuendo progressimamente man mano che il cibo viene masticato. La velocità di apertura mandibolare è superiore di quella di chiusura che viene rallentata rapidamente poco prima che i denti incontrino la massima resistenza del bolo (probabilmente per un riflesso neuromuscolare di protezione). Di norma ognuno di noi ha un lato preferenziale di masticazione (lato di lavoro), per questo motivo il tragitto mandibolare frontale è di solito asimmetrico. Nella fase occlusale, che corrisponde al periodo in cui si esercita pressione sul cibo, entrano in contatto prima i denti molari del lato di bilanciamento (dove non è presente il bolo) tramite un'inclinazione omolaterale della mandibola che fa perno sul bolo. Successivamento la mandibola, facendo stavolta perno sui denti venuti a contatto, si inclina dal lato opposto così da permettere il contatto o l'avvicinamento dei molari del lato di lavoro (dove vi è il bolo).
Le forze agenti sui denti possono, durante l'occlusione, possono valori notevoli: fino a 25 kg sugli incisivi e 80 kg sui molari (in massima tensione occlusiva è possibile raggiungere volontariamente forze pari a 100-150 kg). I muscoli massetere e temporale sono i muscoli masticatori più forti. L'intensità della pressione occlusiva è normalmente doppia nel lato di lavoro rispetto all'altro lato (lato di bilanciamento) ma esiste una grande diversità, tra soggetto e soggetto, di numero e durata delle contrazioni muscolari. La sequenza di azione dei muscoli masticatori infatti è (come nella quasi totalità degli atti motori) molto complessa, con sovrapposizioni di più muscoli anche antagonisti. Durante la fase di apertura mandibolare, il primo muscolo ad attivarsi è il miloioideo, seguito dal digastrico e dal capo inferiore dello pterigoideo esterno (capo inferiore). Nella fase di chiusura mandibolare si attiva per primo il muscolo pterigoideo interno seguito dal laterale (capo superiore) massetere e temporale (fascio anteriore, posteriore). Quello che risulta elettromiograficamente è che, superato un certo valore di pressione occlusale, si ha un attivazione dei muscoli abbassatori della mandibola che si somma all'azione già presente degli antagonisti sollevatori. Il muscolo digastrico (primo muscolo abbassatore della mandibola ad attivarsi), infatti, si contrae contemporaneamete alla massima attività del muscolo temporale che avviene nella fase finale di chiusura mandibolare.
L'atto della deglutizione avviene da 800 a 1800 volte circa al giorno con un ritmo di circa uno-due al minuto di giorno e uno ogni cinque minuti di notte. La deglutizione è un atto unico di azioni neuro-muscolari coordinate che si svolge in circa 1-2 secondi di tempo, la cui finalità è l'introduzione di bolo alimentare, saliva e liquidi portandoli fino allo stomaco.
Esistono sostamzailmente tre tipi di deglutizione fisiologica in relazione all'età e alla maturazione neuromuscolare dell'individuo.
Il feto, a partire dal 3° mese di vita intrauterina, presenta il riflesso della suzione (succhia le dita di mani e piedi), intorno alla tredicesima settimana il riflesso involontario della deglutizione (grazie ala suzione-deglutizione, il feto ingerisce circa 2 litri di liquido amniotico al giorno). Questo tipo di deglutizione detta deglutizione infantile o neonatale (o viscerale) dura fisiologicamente fino al completamento della dentizione decidua (entro il terzo anno di vita) e avviene per interposizione della lingua fra i cuscinetti gengivali (futuri processi alveolari), quindi a labbra aperte. Il seno materno viene avvolto superiormente dal labbro superiore e dalle gengive superiori e inferiormente dalla lingua che si distende sopra le gengive inferiori protrudendo fra capezzolo e labbro inferore del poppante. La spremitura-suzione del latte avviene grazie a onda pressorie linguali coadiuvate dai muscoli mimici di labbra e guancie e dalla stabilizzazione della mandibola (grazie a ciò si ottiene una depressione di circa 360 mm Hg) nonchè dalla gravità. Molto importante in questa fase è l'allattamento al seno, sia per evidenti motivi nutrizionali (il latte vaccino è differente dal latte materno) e quindi di benessere generale, sia per motivi anatomo-strutturali dello sviluppo dell'apparato stomatognatico. L'utilizzo del biberon, infatti, può indurre una deglutizione non corretta con una posizione bassa della lingua in grado di creare le basi per una malocclusione (oltre a provocare disturbi dell'apparato digerente e respiratorio).
La deglutizione infantile di tipo misto fisiologica presenta caratteristiche miste tra quella neonatale e la successiva di tipo adulto. Essa avviene con interposizione anteriore della lingua saltuaria e permane normalmente fino a circa 6 anni. La deglutizione di tipo misto è comunque da considerarsi patologica (deglutizione atipica) se permane dopo la comparsa della dentatura permanente, in quanto in grado di comportare, al pari delle altre parafunzioni, alterazioni strutturali dell'apparato stomatognatico, in particolare dell'osso mascellare, e quindi anche funzionali influenzando l'intera postura. A tal proposito va segnalato che la posizione del cranio influenza quella della lingua; in caso di postura del capo in estensione la lingua si abbassa favorendo una situazione di deglutizione anomala.
Nella deglutizione di tipo adulto occorre distinguere tra la deglutizione di liquidi (inclusi la saliva) e la deglutizione del bolo alimentare. Il riflesso della deglutizione inizia quando onsapevolmente o inconsapevolmente si spingono cibo o liquidi contro il palato molle (la stimolazione del palato molle senza l'intervento lingua provoca il riflesso del vomito).
La deglutizione del bolo alimentare avviene circa 150-200 volte al giorno e si divide classicamente in quattro fasi: preparatoria e orale (fasi volontarie e quindi reversibili), faringea ed esofagea (fasi involontarie e quindi irreversibili). Quando è fisiologica, non si rilevano visibilmente contrazione dei muscoli mimici ma solo il movimento della laringe, che prima si alza e poi si abbassa. La fase orale della deglutizione adulta fisiologica avviene come segue:
- chiusura della bocca (che però può essere evitata volontariamente) con stabilizzazione della mandibola contro l'osso mascellare superiore in modo che i denti vengano in contatto fra loro tramite la contrazione dei muscoli elevatori della mandibola, chiusura delle labbra senza sforzo (per azione del muscolo orbicolare), elevazione della lingua (la punta si appoggia superiormente sulla papilla retroincisiva, il dorso aderisce al palato duro), tramite i muscoli sopraioidei (soprattutto il miloioideo);
- inizia una serie di contrazioni i tipo peristaltico della lingua, per azione dei suoi intrinseci, che spingono il bolo verso la faringe;
- il palato molle viene elevato, tramite i muscoli del velo pendulo, occludendo così il passaggio del cibo verso la rinofaringe e aprendo le fauci (la porta con l'orofaringe), la parte posteriore della lingua si sposta in avanti così da permettere al bolo alimentare di passare nella faringe, si ha quindi l'elevazione dello osso ioide e, di conseguenza, della laringe con contemporanea interruzione della respirazione e chiusura dell'epiglottide, così da ostruire la via respiratoria, mentre lo sfintere faringo-esofageo si rilascia.
La deglutizione dei liquidi (quando si beve o si deglutisce la saliva) avviene principalmente per gravità e pressione negativa creata da un'azione maggiore dei muscoli mimici delle guance, che creano un effetto aspirazione. La lingua non poggia sulla volta del palato ma tende a formare un canale (in alcuni casi contrazioni linguali tipo-peristaltiche facilitano il trasporto dei liquidi).
Quello che risulta evidente è che la contrazione degli stessi muscoli sopraioidei quando i punti fissi sono tratto cervicale, tramite i muscoli posteriori del collo, e osso osso ioide, tramite i muscoli sottoioidei, aprono la bocca, quando i punti fissi sono mandibola serrata sull'osso mascellare, tramite i muscoli elevatori della mandibola e tratto cervicale, tramite i muscoli posteriori del collo, permettono la deglutizione. Inoltre, durante la deglutizione si ha frequentemente un contatto interdentario con durata (680 millisecondi circa) considerevolmente superiore di quello che avviene durante la masticazione (195 millisecondi). L'intensità della contrazione dei muscoli masticatori durante la deglutizione varia molto da sogetto a soggetto ma di norma è maggiore dal lato preferenziale durante la masticazione (lato di lavoro).
In conclusione risulta che, anche per quanto riguarda la deglutizione, essa risulterà fisiologica in condizione di postura ideale in quanto consente il corretto bilanciamento tra controllo posteriore, dato dalla corretta postura cervicale, e anteriore, dato dalla corretta postura linguale cui corrisponde, come uno specchio, un buon sigillo labiale. Al contrario, un problema di disfunzione linguale ovvero di deglutizione, si accompagna sempre a una malocclusione associata a un alterata postura della cerniera atlanto-occipitale, quindi cervicale e quindi posturale. Anche tale problematica va quindi inquadrata iin ambito posturolgico.
La fonazione è il complesso fenomeno attraverso il quale l'uomo emette la voce. Organi fonatori sono l'apparato respiratorio (mantice), l'apparato laringeo (corde vocali), la bocca (strumento di modulazione e risonanza) e le cavità (seni paranasali) nasali (principale cassa di risonanza). I principali organi articolatori sono la lingua e le labbra. I suoni prodotti con la voce si definiscono fonemi (vocali e consonanti).
- Le vocali vengono prodotte dalle corde vocali (sollecitate dal flusso d'aria e dai muscoli vocali).
- Le consonanti sono emesse principalmente dall'aria sotto pressione grazie alla modulazione dalla lingua e dalla labbra che ostruiscono in grado diverso il suo passaggio.
Il volume della voce è tanto maggiore quanto più forte è il flusso dell'aria sulla glottide.
Qualsiasi evento che determina un'alterazione strutturale e/o funzionale di un organo fonatorio è in grado di determinare disfunzioni fonatorie. Pertanto alterazioni posturali che incidono sull'apparato stomagnatico (in particolare su lingua e sigillo labiale) e sul diaframma (principale muscolo di spinta della colonna d'aria) possono determinare problematiche fonatorie, così come scorrette abitudine fonatorie possono, a loro volte, indurre alterazioni degli organi fonatori e quindi posturali.
La respirazione è il meccanismo vitale di scambi gassosi, tra ambiente esterno e organismo (respirazione esterna o ventilazione) e tra liquidi circolanti e cellule e tessuti dell'organismo (respirazione interna), che consente, tramite l'assunzione di ossigeno, di liberare l'energia necessaria ai processi vitali dalle sostanze nutritizie.
Normalmente il primo contatto dell'aria inspirata sono le vie nasali (che fungono da barriera per le particelle estranee e scaldano e umidificano l'aria, proteggendo così le viee aere inferiori) e quindi non l'apparato stomagnatico. Le attività fisiologiche di quest'ultimo però influenzano la respirazione. Durante la masticazione e la fonazione il ritmo respiratorio viene solitamente rallentato e l'espirazione allungata. In fase di deglutizione la ventilazione viene interrotta così da creare un gradiente di pressione negativo (depressione) tra cavità orale (istmo delle fauci) e trachea che facilita l'azione sigillante dell'epiglottide. La respirazione orale si attiva fisiologicamente nell'iperventilazione da sforzo (affanno). La presenza di respirazione orale in maniera abituale non è invece fisiologica e può comportare disfunzioni dell'apparato stomatognatico (alterazioni a carico delle articolazioni temporo-mandibolari e quindi dell'occlusione, della postura linguale, iposviluppo del palato ecc.), della muscolatura respiratoria e quindi della postura. A sua volta, disfunzioni posturali e proprie dell'apparato stomegnatico sono in grado di alterare la normale fisiologia respiratoria. In realtà la maggior parte della popolazione "civilizzata" neccessita di una rieducazione respiratoria.
L'osso ioide è un osso sesamoide a forma di ferro di cavallo posto nella parte anteriore del collo, qualche cm al di sotto della mandibola. L'osso ioide superiormente contribuisce allo scheletro pavimentale della cavità orale dove origina la radice della lingua mentre inferiormente è connesso alla cartilagine tiroidea tramite la robusta membrana tiroidea. Quale punto di convergenza di fasci e muscoli del territorio cranio-cervico-facciale, l'osso ioide unisce la mandibola (unico osso significativamente mobile della testa) con la parte posteriore del cranio, con lo sterno, con la clavicola e con la scapola, tramite i muscoli sovra e sotto-ioidei. Esso è inoltre collegato al processo stiloideo dell'osso temporale tramite il legamento stiloideo ed è anatomicamente e funzionalmente legato alla lingua tramite strutture fibromuscolari (il più importante muscolo estrinseco della lingua, muscolo genioglosso, origina dall'osso ioide). L'osso ioide pertanto assume il ruolo di "perno" strutturale e funzionale dell'unità cranio-cervico-mandibolare partecipando alle attività dell'apparato stomatognatico.
Il nervo trigemino è il V e più voluminoso dei 12 nervi cranici. Il trigemino è un nervo misto ma prevalentemente sensoriale. Esso infatti è il responsabile della maggior parte delle afferenze neurosensoriali (esterocettive e propriocettive) del viso, del cuoio capelluto del globo oculare, della congiuntiva, delle ghiandole lacrimali, del padiglione auricolare, del canale uditivo esterno, della cavità nasale, della cavità orale, dei denti, della lingua, dell’articolazione temporomandibolare, della rinofaringe, delle membrane meningee, della fossa craniale anteriore e mediana, della parte superiore del tentorio del cervelletto. Riceve afferenze propriocettive dai muscoli masticatori (massetere, temporale e pterigoidei), dai muscoli oculomotori esterni e dai muscoli mimici.
Il nervo trigemino fornisce un piccolo contingente di innervazione motoria ai muscoli masticatori, al muscolo miloioideo, al ventre anteriore del digastrico, ai tensori del velo palatino, dell'ugola e del timpano.
I nuclei del nervo trigemino, situati nel tronco encefalico, entrano poi nel midollo spinale (nuclei spinali) e si estendono in basso sino alla II e III vertebra cervicale (C2-C3). Le componenti sensitiva e motoria emergono direttamente dal sistema nervoso centrale come due radici distinte. La radice sensitiva, più voluminosa, penetra in un ripiegamento della dura madre, definito cavità o cavo del Meckel (cavum trigeminale), posto a livello della rocca petrosa dell'osso temporale, anteriormente alla cavità glenoidea temporo-mandibolare, dove forma un ganglio semilunare (ganglio di Gasser o trigeminale) a cui confluiscono i suoi rami o branche mascellare (V2), mandibolare (V3) e oftalmico (V5). La radice motrice invece emette fibre che passano sotto al ganglio trigeminale e si uniscono al terzo ramo trigeminale (mandibolare).
Dato lo tretto rapporto fra il ganglio trigeminale e i vasi sanguigni, fra cui l’arteria carotide (arteria cerebellare superiore), una compressione anteriore eccessiva a livello glenoideo può causare un conflitto da contatto neuro/vascolare che irrita (intrappola) il nervo trigeminale, scatenando la tipica neuropatia o nervralgia trigeminale.
|