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Stretching globale attivo decompensato
Caratteristiche e metodologia

Diversamente dallo stretching classico descritto nel precedente capitolo, che prevede l'allungamento di un singolo gruppo di muscoli (allungamento muscolare distrettuale), la tecnica dello stretching globale attivo si basa sull'allungamento delle catene muscolari (miofasciali).

La fascia connettivale fa si che i muscoli siano in realtà strutturati in lunghe catene muscolari all'interno del sistema miofasciale. La lunghezza (e l'elasticità) di ogni singolo muscolo è strettamente legata a quella di tutti i muscoli appartenenti alla stessa catena miofasciale. Allungare solo una parte della catena muscolare può facilmente comportare l'accorciamento della parte restante della catena che, in questo modo, evita di variare la sua lunghezza totale; la fdeformazione di un'intera catena miofasciale rappresenta per l'organismo un importante cambiamento, implicante un complesso riassetto morfo-funzionale, e pertanto, come tutti i cambiamenti importanti, viene contrastato e accettatto "malvolentieri, con sospetto e prudenza" dal ns. corpo). Così, ad esempio, allungando distrettualmente i muscoli posteriori degli arti inferiori rischiamo di accorciare i muscoli della schiena appartenenti alla stessa catena muscolare (catena miofasciale). Stessa cosa potrà accadere allungando i muscoli della parte lombare a danno dei muscoli della zona cervicale.

L'allungamento delle intere catene muscolo-fasciali corporee consente quindi una maggiore efficacia ma, al tempo stesso, richiede un apprendimento e un'applicazione precisa della tecnica. La tecnica dello stretching globale attivo consiste nel mantenere, per alcuni minuti (in genere da 2 a un massimo di 20 minuti) specifiche posture, ponendo ben attenzione a eliminare in maniera attiva tutti i compensi (es. inarcamento con aumento della lordosi lombare e cervicale), così da consentire l'allungamento stabile (deformazione plastica o permanente) dell'intera catena muscolare interessata; l’entità della deformazione permanente è direttamente proporzionale alla forza di trazione e al tempo di trazione (e inversamente proporzionale al coefficiente di elasticità). Inoltre questa tecnica facilita il rinforzo dei muscoli antagonisti a quelli allungati sia per la migliorata fisiologia muscolare e articolare ottenuta tramite l'azione meccanica a livello della fascia connettivale, sia per il necessario utilizzo attivo dei muscoli antagonisti nell'eliminazione dei compensi posturali durante l'esecuzione della tecnica stessa e sia per l'attivazione degli organi muscolo-tendinei del Golgi (riflesso spinale miotatico inverso) dei muscoli allungati in caso di abbinamento con la tecnica PNF.
Per tutte queste caratteristiche questo tipo di allungamento muscolare viene anche definito "globale attivo decompensato". Essendo in grado di incidere profondamente sull'intera postura, viene anche denominato "stretching posturale".
Stretching globale in postura eretta Stretching globale in postura a squadra
Stretching globale della catena muscolare posteriore

La complessità e l'incisività di questa metodologia richiede un apprendimento guidato professionalmente prima di poterla eseguire individualmente. A scopo terapeutico lo stretching globale va effettuato con un terapista specializzato.

Questa tecnica di stretching globale è normalmente associata a specifici esercizi di stretching isometrico eccentrico (tecniche PNF) ed è in grado di ripristinare un corretto assetto posturale, in special modo in sinergia con l'applicazione di sistemi ergonomici personalizzati (all'interno di un programma di rieducazione posturale) e l'utilizzo di specifici massaggi, mobilizzazioni articolari e rieducazione motoria. In ambito terapeutico lo stretching può essere abbinato anche alla fisioterapia strumentale.
Trattandosi di una tecnica globale, essa va eseguita dopo avere primariamente risolto eventuali disfunzioni miofasciali locali per non incorrere in ciò che la stessa Francoise Mezieres (ideatrice della tecnica) scrisse “...si allunga solo ciò che già può allungarsi. Come un elastico vecchio il tessuto si allunga nei punti sani, cioè dove non serve, mentre là dove è deteriorato, nella migliore delle ipotesi non succede nulla. Faremo delle bellissime ”asana” e delle splendide spaccate ma tutte a carico di quella zona che si è potuta allungare, probabilmente extraestendendola e portandola verso il disequilibrio”.

Dobbiamo infatti all'intuito e alle capacità della fisioterapista francese Francoise Mezieres la nascita di questo innovativo ed evoluto concetto di allungamento muscolare.
Da Mezieres in poi il concetto di stretching è completamente cambiato e sono nate varie metodiche che hanno come fondamento la sua tecnica e i suoi principi. E' il caso, ad esempio, della Rieducazione Posturale Globale (RPG) di Ph. E. Souchard, dell'Antiginnastica di T. Bertherat e del metodo di L. Bertelè; tutti e tre allievi di Mezieres. La Pancafit di D. Raggi, utilizzata in Italia in molte palestre, è una panca che agevola l'ottenimento delle posture di Mezieres.

Concentrazione, gradualità, costanza, respirazione rilassata e addominale e, non per ultima, corretta alimentazione, sono fattori indispensabili per un buon allungamento muscolare. Un buon allungamento muscolare è, come abbiamo visto nel primo capitolo, fondamentale per la salute dell'intero organismo. Non solo, come descriveremo nel prossimo capitolo, lo stretching è determinate anche nel rinforzo muscolare ed è pertanto indispensabile all'interno di un corretta programma di esercizio fisico.

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Pagina aggiornata il 11/03/2010
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